domenica 30 giugno 2013

Basta, Benito!

Benito è un vecchio bulldog che abita al primo piano nella casa di fronte alla mia. È vecchio, grasso e malandato. Vive con la sua padrona, che non ho mai visto ma di cui ho sempre sentito la voce, e che secondo me gli assomiglia pure. Benito ogni tanto esce di casa, ma si trascina a fatica, non so se perché è vecchio o perché è grasso, fa pochi passi e stramazza al suolo, la lingua a penzoloni, che faccia caldo o freddo è sempre la stessa scena. La maggior parte del tempo la passa in casa alla finestra. Giorno e notte, non so se dorme. Una cosa l'ho capita, però: a Benito danno fastidio le cose che si muovono. E così, dal balcone del primo piano dove abita, che poi non è un balcone ma una ringhiera davanti a una finestra, Benito abbaia a tutto quello che si muove, ai passanti, alle auto, alle moto, alle mosche e alle zanzare. È un abbaiare lento, strano, scuro, seguito sempre dalla voce, anche quella stanca e rassegnata, della padrona, «Benito, basta! Basta, Benito!». A volte solo Basta. Ma è più forte di lui. Non lo fa mica apposta. E alla fine, nel mezzo della notte, non sai se ti da più fastidio Benito che abbaia o la padrona che dice Basta Benito.

sabato 29 giugno 2013

Ritratti/1: Umberto Eco.

Illustrazione di Tullio Pericoli
(...) le volte che guardo Umberto Eco, in fotografia che dal vivo non l'ho mai visto, mi sembra proprio un avverbio. Uno di quelli che prolungano e slanciano la frase e danno autorità al discorso. Te guardi Umberto Eco e pensi: audacemente, perspicacemente, sagacemente, oziosamente, intellettualmente. Poi lo guardi meglio e pensi: storicamente, postmodernamente, metafisicamente, poliziescamente, contemporaneamente. Lo vedi di tre quarti, c'è un campionario fotografico che te lo fa vedere bene in tutte le posizioni: cosmologicamente, labirinticamente, heideggerianamente, hitchcockianamente, lector in fabulamente. E così via.
Paolo Colagrande, Fìdeg

venerdì 28 giugno 2013

L'editing.

Dice Piergiorgio che l'editing è un lavoro misterioso. A livello di definizione scientifica è la messa a punto redazionale di un testo prima della composizione. Nella sostanza però, dice Piergiorgio, è un lavoro di cucina e, come tutti i lavori di cucina, bisogna esser capaci e aver il senso degli ingredienti e del palato. Proprio un lavoro misterioso. Tanto misterioso che quando anche Nello Benazzi si mette caritatevolmente a rispiegarmelo con parole sue, usando metafore con Heidegger e l'ermeneutica, mi viene il mal di testa e lo interrompo: dimmelo te cosa vuol dire fare l'editing su questa cosa che ho scritto.
Lui non mi risponde con le parole ma con un gesto fisico e materico, di quelli che, come dice Camus, ti priva dei ricordi di una patria perduta e della speranza di una terra promessa: il gesto è quello di prendere un libro facendo conto che sia il mio libro e di buttarlo idealmente nel cesso.
Ecco cosa vuol dire far l'editing alla cosa che hai scritto, dice.
Gesti che segnano il distacco dell'uomo dalla vita, il divorzio tra l'attore e la scena, direbbe ancora Camus.
Paolo Colagrande, Fìdeg.

mercoledì 26 giugno 2013

Giochi con l'amaca (la maca)


"Avvolgiamoci bene, chiudiamoci dentro!"
"Sì, siamo due bruchi che presto si trasformeranno in farfalle. Io sono un bruco verde che si trasformerà in una farfalla blu, e tu Emma cosa sei?"
"Un bruco arancione che si trasformerà in una farfalla arancione".
(...)
"Zia, adesso facciamo che siamo due lumache".
"Va bene".
"Due lumache che si trasformano in... orsi!"

domenica 23 giugno 2013

La strega del cane.

Illustrazione di Anna Laura Cantone
Qui nel palazzo sono tutti un po' spaventati. È tornata la strega, dicono. La strega ha sempre abitato qui, ma ha sempre camuffato bene la sua natura streghesca. Sembra strano, ma ha anche dei genitori, un fratello e un cane. Strano, perché di solito non si pensa alla famiglia delle streghe. Eppure sono convinta che nessuno nasca strega. Strega si diventa. È la vita a incattivirti. Nel caso della nostra strega, forse è successo qualcosa che noi non sappiamo. Forse un uomo, un amore finito male. Ma a renderla cattiva adesso è il suo cane. Il cane che lei porta tutti i giorni a fare i bisogni nel giardino comune. Il cane che lei non ama, perché altrimenti lo farebbe passeggiare fuori, nei campi o in città. Il cane che lei richiama con voce stridula, e le rose e le siepi cominciano ad appassire. La strega non ama i bambini. E i bambini, quando la vedono, fuggono spaventati. Lei mormora parole oscure, lancia maledizioni e mozziconi di sigarette, delimitando il suo territorio. Chi ha qualche formula magica da insegnarmi? Per mandarla via o per trasformarla in fata.

martedì 18 giugno 2013

Vorrei riportare le conchiglie al mare.


Ogni anno, nel mese di giugno, per me è come una fine e un inizio. Sono rimasta agganciata ancora ai ritmi della scuola. L'inizio fa sì che senta la necessità di riordinare e buttare cose, vestiti e oggetti, e mi ritrovo a frugare in scatole e cassetti per mettere in ordine. Solo che a volte l'ordine è impossibile, così questi tentativi di sistemare le cose che sono insistemabili, si trasformano in struggenti amarcord. Passo dai biglietti dei concerti ai foglietti scritti a scuola, da appunti dell'università a foto recenti stampate e mai organizzate in album. E poi saltano fuori quelle cose che non ricordavo nemmeno più di avere, come ad esempio gli scatolini neri che un tempo custodivano i rullini delle macchine fotografiche, solo che ora contengono sassolini e conchigliette bianche e rosa raccolte in qualche spiaggia. E sento il richiamo del mare, perché quelle conchiglie a gran voce mi chiedono di essere ancora accarezzate dalle onde, perché appartengono al mare che solo può decidere il loro destino... E allora so che devo andare.